Alcuni giorni fa, in occasione di una serie di audizioni tenute in Commissione Trasporti alla Camera dei Deputati, il rappresentante di Uber in Italia ha voluto presentare le scuse della società californiana per i numerosi errori commessi nel nostro Paese. È quanto dichiarano in una nota Fit-Cisl, Uil trasporti, Ugl taxi, Federtaxi Cisal, Tam, Satam, Claai, Faisa Confail taxi, Unimpresa, Ati taxi, Associazione Tutela Legale Taxi e Associazione nazionale autonoleggiatori riuniti – Anar.
Un gesto sicuramente apprezzabile, finalizzato a tentare di recuperare un rapporto con l’opinione pubblica, fortemente incrinato da vari scandali e da un atteggiamento spesso irrispettoso delle normative vigenti.
Dobbiamo però amaramente constatare – prosegue la nota – come a tali affermazioni non sia corrisposto un comportamento altrettanto coerente: infatti, l’applicazione californiana continua a funzionare come faceva precedentemente, utilizzando vetture di noleggio con conducente come fossero taxi, senza assegnare le prenotazioni in rimessa e distribuendo chiamate a titolari di autorizzazioni rilasciate nei più disparati comuni italiani.
L’unica considerazione che possiamo fare rispetto a quanto affermato da chi cura gli interessi di Uber nel nostro paese – conclude la nota – può essere tranquillamente sintetizzata dal contenuto di un saggio e vecchio detto popolare che testualmente recita: il lupo perde il pelo ma non il vizio.
Cogliamo altresì l’occasione per sottolineare la necessità che venga al più presto regolamentata con una legge la trasparenza, la correttezza ed il rispetto delle regole contrattuali, normative e fiscali, da parte di tutti coloro che operino con applicazioni mobili all’interno del settore del trasporto pubblico non di linea.